Mercoledì
4 maggio 2016, ore 11.45 circa, sono in viaggio per Brescia.
Uno
dei pochi momenti, l’auto, in cui riesco ad ascoltare la radio.
Giro un canale dopo l’altro alla ricerca di una musica di mio
gradimento che mi accompagni nel viaggio. Alla parola Galileo a cui
segue Festival di Padova mi fermo, anzi a ben pensarci è stato il
sostantivo “innovazione” a suscitare il mio interesse. Scopro che
da domani 5 maggio fino a sabato 7 maggio Padova ospita GalileoFestival dell’Innovazione.
Un folto programma: interventi nell’ambito di economia, scienza,
arte e cultura all’insegna dell’innovazione. Ascolto le parole
illuminate di un professore della cui esistenza non sapevo
assolutamente nulla fino ad ora: Il professor Piero Formica.
Il
suo pensiero mi fa gioire, sono assolutamente, e da tempo, della
stessa idea.
Ore
15.00 sono a casa e davanti al pc per saperne di più.
Dopo
qualche ricerca, ecco che trovo un video di una sua conferenza.
Caspita 17 minuti e 28 secondi, troppo lungo, penso, troppo lungo per
un post, eppure desidero condividere questi pensieri.
Mi
metto a scrivere dopo aver ascoltato 9 minuti e 41 secondi di
relazione del professor Formica. Decido di infischiarmene della
lunghezza e del fatto che tanti non hanno né tempo né voglia di
ascoltare un intervento così lungo.
La
teoria della sindrome del pozzo è fantastica. Dice “gli esperti
sanno sempre più di sempre meno, fino a sapere tutto di niente e più
sanno meno si fanno cose davvero nuove, ciò che invece non capita
agli ignoranti creativi”, e poi spiega: “Nella
vita si impara, si diventa esperti, ma è come entrare in un pozzo,
un pozzo di conoscenza, appunto: all’inizio c’è tanta luce
perché proviene dall’esterno, ma via via che si scende verso il
fondo, dove c’è la specializzazione, il luogo si fa più buio e si
perde la visione generale.
Nella mente del principiante ci sono tante possibilità, la
differenza la fa l’intuizione”
Scopro
la Singularity
University,
una nuova visione dell’università, non c’è più una
suddivisione in dipartimenti, ma c’è una co-evoluzione della
conoscenza. Ciascun studente può uscire da questo percorso di studi
ed essere molte cose allo stesso tempo, dice Formica: “Immagina di
vedere un geologo, ma che allo stesso tempo ha le basi per essere un
bravo scenografo… è da qui che nasce l’innovazione, occorre
mescolare sostanze equipotenti, lettere con la matematica. I ragazzi
non devono pensare all’università come ad un pezzo di carta e
sulla base di questo scegliere la facoltà, occorre far passare il
messaggio ai giovani che devono essere loro ad orchestrare gli
impulsi che gli vengono trasmessi... “.
Quanta
attinenza con lo yoga, questo elogio dell’ignoranza. Ogni volta
incamminarsi verso una posizione con l’elogio dell’ignoranza.
Ignoro come va eseguita la posizione, ho la libertà e la creatività
di scoprirlo ogni volta da
capo.
Vado
ad ascoltarmi i restanti 10 minuti di questa meravigliosa relazione!
Lina
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